Fra il XV e il XVI secolo la città visse un periodo di florido splendore e probabilmente doveva apparire come un esteso cantiere di opere pubbliche e private. Proprio in questo periodo si diffusero i cosiddetti architravi parlanti che, come ha precisato lo storico e giornalista Luca Luna, “la dicono lunga sulla morale quotidiana degli abitanti di quelle case. La città probabilmente ha un primato per gli aforismi, i motti e i versetti biblici in latino o in volgare scolpiti sui fregi dei portali o delle finestre. È stato un modo semplice per esteriorizzare, sintetizzare e perpetuare nel tempo sentimenti ed ideali di coloro che vi hanno abitato”. Fra le iscrizioni di carattere religioso che talvolta riportano incipit di preghiere o passi tratti dalla Bibbia, spiccano:

  • IHS quod tibi non vis alteri fecisse caveto MDLV - Stai attento a non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te - anno 1555 (Libro di Tobia, 4, 15 – 16) - Corso Giuseppe Mazzini 300;
  • O bone Iesu IHS illumina oculos meos - Oh buon Gesù illumina i miei occhi (Libro dei Salmi, 13, 4-5) - Rua delle Conce 6.

Fra le incisioni che restituiscono massime di carattere popolare in grado di rivelare sarcasmo, arguzia e saggezza, emergono:

  • Pensa per te e poi iudica me - rua della Colombella 2;
  • Non senza fatica – via Annibal Caro 44;
  • Difficile placere multis - Difficile piacere a molti - Palazzo dei Capitani, Piazza del Popolo;
  • Humiltas Deo hominibus Q placet - L’umiltà piace a Dio e agli uomini - Via delle Canterine 7;
  • In qua mesura mesi fueritis remetietur - Sarete giudicati con la stessa misura che userete per gli altri - Corso di Sotto 58;
  • Amicitia onibus reb anteponenda - L’amicizia è da preferire ad ogni altra cosa - Via del Lago 12;
  • Mentem habeas vafri polipi - Abbi la mente dello scaltro polipo - Via delle Torri 14;
  • Fac bonum et non timeas ano S MDXXV - Fai il bene e non temere. Anno del signore 1525 - Via Quinto Curzio Rufo 13;
  • Ocior maturata velocitas - La velocità costante è più celere - Via Antonio Orsini 9;
  • Disce pati si magna queris - Impara a soffrire se vuoi grandi cose - Corso Mazzini, 17;
  • Chi po non vo, chi vo non po, chi sa non fa, et così el mundo mal va - Rua Lunga 19.

Ci sono anche epitaffi con rimandi letterari come:

  • Medio posuit Deus omnia campo - Dio ha posto tutte le cose in mezzo al campo di battaglia (Lucano, De Bello Civili, VII) - Via dei Centini-Piccolomini 26;
  • Chi morte teme di vita non è degno. Disce pati si magna queris. La verità nulla menzogna frodi - Chi teme la morte non è degno di vita. Impara a soffrire se vuoi ottenere cose grandi. Che nessuna menzogna offuschi la verità (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XX, 99) - Corso Mazzini 19;
  • Non omnia possumus omnes MDXXV - Non tutti possiamo tutto anno 1525 (Virgilio, Bucoliche, VIII, 63) - Corso Mazzini 192.

Merita una menzione speciale Palazzo Bonaparte che si trova al n. 24 della via omonima. Come si legge sul portale, Francesco Calvi canonico ascolano entrò in possesso dell’edificio il 5 gennaio 1507. Poco dopo commissionò dei lavori di restauro, in occasione dei quali fece realizzare le decorazioni che corrono intorno a finestre e portone. Secondo alcuni studiosi come Adolfo Venturi, l’intero fabbricato “fu opera di maestri lombardi sulla direttiva di Francesco di Giorgio Martini”. In una composizione insolita e affascinante si alternano sul portale diversi elementi allegorici come il drago, il cavallo e l’ibis. Poi sul lato sinistro si avvicendano un elmo, un rotolo documentario incrociato con un corno, la borsa portatrice di proclami, l’arco con faretra e dardi, una tavola con stilo e scalpello, un tamburo ornato di serpentelli, flauti e tromba araldica. Il fianco sinistro invece è ritmato da un elmo balzato, una lorica anatomica, uno scudo a cartiglio con erma di lucertola, due gambiere legate e infine una lama mussulmana su uno scudo a cranio equino. Il portale si chiude con cornici ad arco, sostenute da un paio di angeli. L’elemento che tuttavia ha sempre destato una particolare curiosità è il vicino pentacolo stellare inscritto in un anello cosmico che può essere assimilato al pentagramma di Salomone. Per lungo tempo gli è stato attribuito un’accezione negativa, legata principalmente ad una forma di satanismo. In realtà l’evocazione del demonio comporta una stella a cinque punte rovesciata e quindi due cuspidi rivolte verso l’alto. In questo caso, invece, vi sono diversi richiami all’universo cristiano. Al centro campeggia una croce greca con il nome del Salvatore (IEUS); entro le punte si legge la parola AGIOS, mentre esternamente O THEUS. Tutto intorno invece vi è inciso: “In solo patris conferentis pro gente incarnatione spiritus sancti”. Quindi la traduzione è la seguente: “Gesù il Santo Dio nel solo Figlio inviato dal Padre per gli uomini, incarnatosi per opera dello Spirito Santo”. Secondo alcuni studiosi questa iscrizione ermetico-cristiana “è incentrata sul principio della ricostruzione androgina attraverso la divinizzazione dell’amore”. Concetto che viene rafforzato dalla presenza del cuore in posizione preminente.