La tradizione degli architravi parlanti

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Nel Piceno fra Umanesimo e Rinascimento divenne sempre più capillare l’uso di fregiare gli architravi dei portoni con iscrizioni di carattere votivo, celebrativo, sarcastico o esortativo. In latino e volgare queste incisioni delineavano in poche battute la fisionomia della famiglia che le aveva commissionate e raccontavano inconsapevolmente dinamiche socio-antropologiche trascurate dalle fonti ufficiali.

Passeggiando fra Ascoli Piceno e Paggese di Acquasanta Terme è possibile scoprire l’indole di un popolo attraverso l’eloquenza degli architravi parlanti. Entrambe le località presentano schiere di abitazioni in travertino, una roccia sedimentaria calcarea usata sin dai Romani con lo scopo di erigere monumenti solenni, opere architettoniche in grado di testimoniare nel corso dei secoli il potere e la magnificenza della loro civiltà. Questa pietra fu largamente usata in campo edilizio anche negli anni successivi sia per l’importante disponibilità fra Colle San Marco, Rosara e Acquasanta che per la sua famigerata resistenza. Infatti, piuttosto morbida e malleabile al momento dell’estrazione, diventa in seguito tanto solida che ancora oggi ad Ascoli Piceno è possibile ammirare costruzioni millenarie come il ponte romano di età augustea.