In località Cavaceppo è possibile ammirare quella che un tempo era una locanda in cui i viandanti potevano riposare e rifocillarsi. Si tratta di una tipica casa colonica corredata da una torre colombaia che all’epoca apparteneva alla famiglia Sacconi Rosati, proprietaria anche di una raffinata residenza di campagna che si ergeva in una zona leggermente soprelevata rispetto alla via Salaria. 

Ancora oggi i più anziani raccontano che nei pressi di queste località si estendono dei boschi in cui quasi certamente sono nascosti i tesori di briganti come Giovanni Piccioni ed Emidio Piccinini, detto “lu uappe”. Tali convinzioni nel corso degli anni sono state alimentate da numerose leggende. Quasi tutte hanno per protagonisti dei legnaioli che, segando antichi castagni, hanno trovato nelle cavità pugni straripanti di monete d’oro. 

Dove il torrente Fluvione confluisce nel fiume Tronto sorgeva un borgo oggi abbandonato. Anticamente era chiamato Taberna a pede per la presenza di un’osteria che agli inizi del Settecento fu rilevata dai marchesi Piccinini. La famiglia, continuando a gestirla per tutto il secolo, influenzò la toponomastica. Fra Taverna Piccinini e la locanda di Cavaceppo, nei pressi di un sito archeologico in cui sono stati rinvenuti reperti piceni, si trovava infine l’osteria “de lu lepre”, così denominata per il nomignolo affibbiato alla famiglia Marucci che gestiva l’attività.