A un paio di chilometri da Acquasanta Terme, sorge un borgo delizioso con le sembianze di un tradizionale presepe marchigiano. Il suo nome è Quintodecimo e probabilmente il toponimo dipende dalle 15 miglia che dividono il paese da Ascoli Piceno. Eppure è ancora piuttosto diffusa la credenza in base alla quale il nome fosse legato al numero di ponti che si incontravano lungo la via Salaria nel tragitto per Roma. Superando alcune abitazioni che ricordano le bibliche case costruite sulla roccia, un ponte ad arco lievemente ribassato permette di oltrepassare il fiume Tronto. Al di sotto è ancora ravvisabile l’arma della città delle cento torri con l’anno in cui lo scalpellino Donato Madonna ha concluso i lavori di costruzione. In un dedalo di viuzze, gradinate e passaggi coperti è possibile scorgere fra le abitazioni in pietra diverse bertesche, ossia antichi e rarissimi balconi lignei. Il borgo attualmente conserva tre edifici sacri: la minuta chiesa di S. Vincenzo in contrada Ponte, la chiesa parrocchiale della Beata Vergine delle Piane con suggestivi dipinti di fra Augusto Mussini (Reggio Emilia, 1870 – Roma, 1918) e la chiesa del SS. Crocifisso che un tempo era scenario del rito della candela. Posta nella parte più alta del paese, quest’ultima si presenta come una costruzione in pietra arenaria. Si erge scenograficamente in fondo ad una scalinata che in passato il fedele percorreva a piedi per chiedere una grazia. Prima di accedere, quasi certamente sollevava lo sguardo sul magnificente portale in travertino, datato 1562. Sull’architrave il più istruito leggeva: “O peccatore che hai compiuto il peccato, hai recato pena al buon Gesù che sta con le braccia in croce e non cessò di evitare la propria sofferenza per abbracciare un’anima”. Varcato il portale ricco di richiami allegorici, il credente raggiungeva il crocifisso ritenuto miracoloso e accendeva lo stoppino. In base alla dimensione e al vigore della fiammella, intuiva la risposta del Salvatore alla sua supplica. Quintodecimo è noto anche come “il paese del presepe” perché ogni anno, secondo tradizione, viene punteggiato da innumerevoli riproduzioni artigianali della Natività. Generalmente ogni famiglia espone la propria interpretazione della nascita di Gesù, utilizzando tecniche e materiali di ogni fattura. Questa rassegna a cielo aperto che si estende lungo tutto il paese, si tiene dall’8 dicembre al 6 gennaio e permette ai visitatori di lasciarsi incantare con la stessa sorprendente innocenza di un bambino.