Chi meglio di me può raccontarti i segreti di questo monumento fortificato? Partiamo dal PASSEGGIO, uno spazio aperto in cui i detenuti più pericolosi godevano della loro ora d’aria. Proprio nel periodo in cui la “rocchetta” fu carcere, il piano di calpestio della chiesa divenne un magazzino di pertinenza delle cucine posizionate sotto le scale. Il portale interno dell’ambiente sacro è invece quello che vediamo appena scesi dalle scale proprio sulla destra. Si contraddistingue per il sole raggiato che racchiude il trigramma, l’abbreviazione latina del nome greco di Gesù. Più avanti ti mostrerò come ho modificato la chiesa...
Sai, quando giunsi ad Ascoli nel 1540, non era certo la prima volta! C'ero già stato qualche anno prima su ordine di un altro papa, Clemente VII. In quell'occasione avevo ricevuto il compito di ispezionare la città per fortificarla contro un’eventuale invasione turca. Non se ne fece nulla fin quando non si verificarono degli scontri tra gli ascolani e il vicelegato pontificio. A quel punto, morto Clemente, e nominato papa Paolo III, ricevetti quest’incarico.
Ammira, non è un’opera magnifica? Degna di un architetto e non di un legnaiolo, mestiere che imparai nella fanciullezza e che purtroppo mi perseguitò… motivo per cui Giorgio Vasari e Michelangelo non mi considerarono per un periodo. Ma lasciamo perdere, questa è un'altra storia.
Mio buon visitatore, volgiamo ora lo sguardo al di sopra della scalinata da cui siamo scesi, e osserviamo l’affresco. Indovina che cosa è raffigurato al centro della composizione? Lo stemma del mio committente: i sei gigli araldici blu su fondo oro della famiglia Farnese.