Sono Antonio da Sangallo il Giovane, e ti condurrò personalmente alla scoperta di questo baluardo difensivo. Prima di iniziare la visita, però, lascia che ti racconti in poche battute la sua storia.
Ahimè, il forte oggi non porta il mio nome, né quello del mio committente, papa Paolo III Farnese. La sua immagine maestosa, per assurdo, è abbinata a quella di Galeotto Malatesta che da qui fu cacciato in malo modo. Non fece una bella figura agli occhi degli ascolani! Sì, certo, li aiutò a sconfiggere i fermani, ma poco dopo si rivelò per ciò che era realmente: un tiranno. Quando lo nomino, non tutti si ricordano di lui. Di sicuro era meno famoso di suo fratello, il signore di Rimini e Pesaro: Malatesta III, detto Guastafamiglia. La cosa un po’ mi indigna poiché fino al 1889 questo complesso architettonico era noto ancora come Forte Sangallo.
Galeotto fu signore di Fano e di gran parte del territorio marchigiano. Lo fu anche di Ascoli, quando i cittadini si ribellarono al governatore pontificio. Comunque, chiamato nel 1348 per rivestire il ruolo di capitano generale delle armi cittadinesche, e per condurre le milizie ascolane nella feroce guerra contro Fermo, identificò la fortezza come propria roccaforte. Di certo promosse una ragguardevole operazione di rafforzamento! Come già accennato, riuscì a far soccombere la rivale storica di Ascoli, ma si dimostrò anche un vero e proprio tiranno! Fu autore di un numero spropositato di malefatte! Fra le tante ve ne cito una soltanto: arrivò a far imprigionare il vescovo della città! Eh, proprio per questa efferata arroganza la sua signoria ebbe vita breve!
Nel 1353 gli ascolani riuscirono a cacciarlo via, ma furono necessari ben tre tentativi! Una volta, infatti, la congiura fu spifferata da un tale Lozzo di Ruggero da Cascia, e ai cospiratori fu riservata una punizione atroce. Legati alla coda di cavalli aizzati alla corsa, furono trascinati come monito lungo tutte le vie della città. I corpi vennero poi riportati in piazza Arringo dove, ridotti a brandelli, furono infilzati e issati su delle picche. Il vescovo che aveva assistito a questa ferocia, si recò da Galeotto per maledirlo ma - come vi ho già detto - fu arrestato e condotto proprio qui.
Questa zona, dopo la dipartita del Malatesta, cadde in abbandono fino al 1501, quando un eremita - fra Nicola da Tursi - decise di edificarvi la chiesa di Santa Maria del Lago. Il nome forse deriva dalle acque che alimentavano le terme di età romana. Dal 1537 per i successivi tre anni accolse le clarisse di Santa Maria delle Donne fuori Porta Romana, ma ben presto il complesso tornò alla sua originaria destinazione. Correva l’anno del Signore 1540 quando entrai in scena, su incarico di papa Paolo III Farnese che mi chiese di erigere una fortezza militare a guardia dei ponti orientali della città. In quegli anni ero l'architetto di riferimento a Roma: dopo aver lavorato nella bottega del Bramante, ho sostituito Raffaello nella direzione dei lavori della fabbrica di San Pietro. Paolo III, nel 1536, mi ha nominato architetto di tutte le fabbriche pontificie. Che soddisfazione!
Qui innalzai questa fortezza con due speroni che assumono la forma di ali di gabbiano. Mi superai! Il progetto fu realizzato molto speditamente. Non previdi la demolizione della chiesa, mi avrebbe fatto perdere troppo tempo. Allora decisi di sfruttarla, la tramutai in mastio, e la inglobai nel nuovo progetto. Già nel 1543 le prime truppe presero possesso della struttura. Dopo i miei interventi, però, fu modificata più volte. Nel 1798 divenne una caserma, e a partire dal 1836 iniziarono i lavori per l’adeguamento del forte a carcere. Rimase tale fino al 1981.