Avanziamo per un breve tratto, poi giriamo a sinistra e accediamo all'ultima parte del forte. Lungo questo stretto corridoio, grazie alle ampie finestre, puoi ammirare i due differenti paramenti murari, quello della chiesa sulla destra risulta indubbiamente più curato rispetto a quello della fortezza sulla sinistra che appare meno rifinito. Anche se entrambi sono in travertino, mettono in luce i due differenti periodi di costruzione. Certo, sono organismi diversi, eppure complementari!

Adesso accediamo alla parte femminile del carcere. Le due sezioni erano separate da una porta con serratura. Anche stavolta non ti accompagnerò, preferisco aspettare qui, e controllare i lavori dei miei uomini. Troverai le celle delle donne, le quali erano rinchiuse tutte insieme. Quando hai concluso il giro, scendi di nuovo le scale. 

Eccoti! Ben ritrovato. Adesso dal mezzanino imbocchiamo la porta a sinistra, l’unica prima della scalinata che conduce all’ingresso. Procediamo fino agli scalini in legno, e poi scendiamo. Buon visitatore, fai attenzione alla testa, per favore. Il soffitto è molto basso!

Riconosci questo posto? È il livello centrale della chiesa di Santa Maria del Lago, l'abbiamo intravisto dalla cantoria, ricordi? Al centro si erge la mia colonna in travertino che sostiene la volta a toro. Da qui si riescono ad ammirare bene anche le bifore con ghiera trilobata a doppia strombatura, una tecnica che prevedeva il taglio in obliquo dello stipite con lo scopo di convogliare meglio la luce all'interno. Ricorda, ai tempi della chiesa, questo piano e la colonna non esistevano. Era un unico spazio aperto! Avviciniamoci all’apertura della cantoria. Riesci a leggere l'iscrizione? Ti aiuto io, c’è scritto: “CANTATE DOMINUM CANTICUM NOVUM QUIA MIRABILIA FECIT DOMINUS”, ossia “CANTATE AL SIGNORE UN CANTO NUOVO, PERCHÉ HA FATTO MERAVIGLIE”. È una frase tratta dai Salmi che ben si adattava alla funzione dell’ambiente sovrastante.

Un’altra iscrizione molto interessante si trova all’esterno, su uno dei portali rinascimentali della chiesa. Sull’architrave due angeli si librano in volo, e stringono fra le mani una corona di lauro. Al suo interno campeggia la Vergine che adora il Bambino in grembo, mentre al di sopra si legge: “Thesaurus Absconditus Est In Hoc Loco”, “In questo luogo è nascosto un tesoro”. Forse fu opera dell’architetto lombardo Bernardino di Maestro Pietro da Carona, ma chissà a cosa facesse riferimento?

Ora usciamo da qui. Saliamo i gradini facendo sempre attenzione alla testa, e torniamo nel mezzanino. Stavolta prendiamo la scalinata discendente e dirigiamoci all'uscita. Vedi queste scale? Sono originali cinquecentesche, e autoportanti. Si tratta di blocchi in travertino lavorati singolarmente e incastonati nel muro. Il peso di ogni gradino grava sull'altro, perciò sono antisismiche e ancora in perfetto stato.

Scendendo, torneremo all'ingresso del museo.

Il nostro giro si è concluso, spero che le mie parole ti siano state d'aiuto durante la scoperta di questa massiccia opera difensiva. Il Forte Malatesta ci ha fatto viaggiare indietro nel tempo, ci ha permesso di incontrare i Romani, i Longobardi, Galeotto Malatesta, fra Nicola da Tursi, e papa Paolo III Farnese... ma ora è tempo di separaci, ti lascio tornare alla realtà. Arrivederci, mio buon visitatore. Non dimenticare questo luogo misterioso e solenne, porta con te le emozioni che ti ha… sprigionato!